DEF 2015: Dichiarazione di voto sul Documento di Economia e Finanza 2015

Giovedì 23 aprile 2015, Camera dei Deputati, Roma.

 

La mia dichiarazione di voto per il Documento di Economia e Finanza 2015

 

 

Signor Presidente, signori del Governo, Onorevoli Colleghi, 

Scelta Civica si appresta ad esprimere   un giudizio favorevole rispetto al Documento di Economia e Finanza , attualmente all’esame di quest’Aula.

Un Documento che riflette l’immagine di un Paese che ha sofferto ed ancora sta soffrendo, ma che finalmente comincia a registrare deboli ma concreti segnali di ripresa 

Un Documento, e mi preme sottolinearlo, che certifica la volontà di questo Governo di agire, anche se sotto certi aspetti con un po’ di timidezza, affinché queste luci, oggi ancora deboli ed esitanti, possano rafforzarsi e consolidarsi nel prossimo anno.

Ma veniamo ai contenuti propri del DEF.

Cosa posso dire in più , con la dichiarazione di voto di Scelta Civica,  rispetto a quanto non sia già stato espresso da illustri e competenti analisti, che nei  giorni scorsi hanno già fornito il loro parere? L’Ufficio Parlamentare di Bilancio, la Banca d’Italia, la Corte dei Conti, con le sue giuste raccomandazioni, la Confindustria, l’Istat, che ha sviscerato ogni 0,1 per cento in più o in meno  

Forse posso provare a fare un’ analisi, partendo da quelli che erano gli obiettivi del DEF dell’anno scorso, verificando le strategie messe in campo e analizzando i risultati raggiunti per decidere come proseguire nell’azione di governo , per definire quali sono le priorità che dobbiamo seguire per creare ricchezza. 

Perché la ricchezza, prima di essere giustamente redistribuita, deve essere creata.

Dunque, il Def 2014 si muoveva lungo alcune ben definite linee: dare sostegno nel breve periodo alla ripresa attraverso sgravi fiscali alle famiglie, il pagamento dei debiti commerciali e nuovi investimenti pubblici, far riconquistare competitività e sostenere la crescita attraverso misure strutturali ed il taglio del cuneo fiscale, mantenere credibilità e disciplina nei conti pubblici per limitare il costo del debito.

Nel corso dell’anno appena trascorso abbiamo raggiunto risultati importanti, ma non sempre completamente soddisfacenti.

L’erogazione del bonus di 80 euro, diventato in corso d’anno definitivo, ha dato sostegno a tante famiglie, ma non, come Scelta Civica ha più volte sottolineato, a pensionati o alle partite IVA.

Il pagamento dei debiti arretrati della Pubblica Amministrazione, il cui ritardo ha creato tanti problemi di liquidità alle nostre aziende, ha avuto certamente una forte accelerazione, ma a fronte degli oltre 91 miliardi di debiti stimati dalla Banca d’Italia solo 36,5 risultano ad oggi pagati.

Gli investimenti fissi, pur incentivati da misure di recupero fiscale, sono diminuiti del 3,3 per cento nel 2014, con un picco del 4,9 per cento che ha riguardato la componente costruzioni, un decremento del 2,7 per cento degli investimenti in macchinari e dell’1,2 per cento dei mezzi di trasporto.

La crescita e l’occupazione sono state promosse dalla riduzione dell’Irap a carico delle aziende e dalla condivisa approvazione del Jobs Act, ma ancora molto resta da fare .

Abbiamo solo parzialmente realizzato un piano di privatizzazioni da 12 miliardi, su cui sarà bene ora accelerare, e non abbiamo concretizzato i piani di liberalizzazione.

Anche sulla revisione della spesa, si è scelta una linea soft, che non ci ha consentito di reperire maggiori risorse per una più netta riduzione della pressione fiscale.

Considerata questa situazione di partenza, Scelta Civica esprime sul Def 2015 tre considerazioni fondamentali:

Il primo assunto del Def 2015 è il segno “più” del PIL. Anni di sacrifici e riforme serie, compiuti dagli italiani e dai governi dall’autunno del 2011 in poi, hanno condotto l’Italia fuori dal baratro. Ci sentiamo pienamente protagonisti di questo lungo tragitto fuori dal tunnel. Saremo altrettanto protagonisti della ripresa economica, che per realizzarsi ha bisogno di un alto tasso di riformismo.

Sul PIL, apprezziamo che il Governo abbia scelto stime prudenziali, perché le sensazioni positive inducono a sperare in performance anche migliori, ma esse vanno contemperate con i rischi: il cambio euro/dollaro potrebbe essere più volatile di quanto stimiamo; il prezzo del petrolio stabile nel DEF a 57 dollari al barile è un auspicio, non una certezza; gli effetti di eventuali degenerazioni dello scacchiere internazionale vanno sempre considerati.

Il secondo fatto è che – considerando il bonus Irpef da 80 euro, il bonus bebè e il credito d’imposta per la ricerca come riduzioni di imposta – finalmente nel 2015 la pressione fiscale resta invariata; dal 2016 in poi, si assiste finalmente ad una graduale seppur modesta diminuzione. Perché questo avvenga, tuttavia, c’è bisogno che si realizzi un obiettivo fondamentale: il disinnesco di quella bomba ad orologeria che sono le clausole di salvaguardia delle imposte indirette. Scelta Civica – lo diciamo con estrema chiarezza – non accetterà nemmeno 1 euro di tasse in aumento. Esprimiamo dunque la nostra avversione all’ipotesi che i tagli di spesa corrente necessari ad evitare le clausole di salvaguardia si traducano nell’eliminazione delle deduzioni e delle agevolazioni fiscali per cittadini e imprese. Il riordino della giungla di deduzioni e agevolazioni è infatti un obiettivo sacrosanto, per il quale non mancherà il sostegno di Scelta Civica, ma solo se esso verrà fatto per ridurre le aliquote fiscali generali, non se sarà realizzato in sostituzione anche parziale di veri tagli di spesa improduttiva.

La terza considerazione riguarda la prudenza con cui nel DEF è affrontata la madre di tutte le battaglie: la riduzione delle tasse. Non basta evitare ulteriori e letali aumenti di pressione fiscale: per rilanciare concretamente e in modo duraturo l’economia italiana, occorre più coraggio, serve una scossa di libertà, un significativo abbattimento delle tasse sui produttori e sui creatori di ricchezza.

C’è grande bisogno nel nostro Paese di creare ricchezza, perché solo creandola potremo poi ridistribuirla.

Noi siamo convinti che gli strumenti migliori da utilizzare per raggiungere questo obiettivo siano l’impresa, l’artigianato, il commercio, il terzo settore.

E allora e’ necessario, come Scelta Civica ha più volte sottolineato, mettere il mondo produttivo nella miglior condizione per potere creare benessere, riducendo con costanza una pressione fiscale ormai non più sopportabile, tagliando tutte le catene burocratiche che impediscono alle nostre aziende di crescere, favorendo l’accesso al credito, agevolando con contratti flessibili l’entrata dei giovani e dei meno giovani nelle nostre aziende. 

Serve e non è’ più rinviabile un riordino e uno snellimento della spesa che assicuri risparmi profondi, necessari per un serio e significativo abbattimento delle tasse. 

A questo proposito, come Scelta Civica ha sempre sottolineato, un impegno prioritario dovrà essere una seria azione di razionalizzazione e riordino delle partecipazioni pubbliche.

E allora la domanda fondamentale diventa: il DEF che oggi stiamo analizzando si muove in questa direzione? È questo un DEF finalizzato a sostenere l’impresa, a favorire la creazione di ricchezza da ridistribuire sotto forma di salari, di welfare, di pensioni, di sanità e di tanto altro ? 

Si, si tratta di un DEF positivo, però noi di Scelta Civica, che fin dall’inizio abbiamo voluto assumere il ruolo di “propositori” del Governo, siamo convinti che – pur condividendo i contenuti del Def 2015 – si possa e si debba fare di più.

Il presidente Renzi e il ministro Padoan sanno, come tutti noi, che i tesoretti non esistono. Esistono le scelte concrete di politica economica: un leggero aumento deliberato del deficit per il 2015 permette di destinare 1,6 miliardi di euro ad un obiettivo specifico. Sarebbero soldi sprecati se li trasformassimo in una agevolazione a favore di qualcuno piuttosto che di qualcun altro. Il vero “tesoretto” deriverà invece dagli effetti positivi, in termini di output potenziale, che un buon utilizzo di quelle risorse può produrre. 

Personalmente ho proposto di usare quei fondi per un irrobustimento del bonus ricerca, magari tarato su settori particolarmente avanzati e innovativi, oppure per finanziare l’ incentivo fiscale a favore delle aziende che trasformano contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato, come previsto dal Jobs Act. Toglieremmo un problema al Ministro del Lavoro e aiuteremmo centinaia di migliaia di lavoratori in più ad avere finalmente un contratto stabile e duraturo.

Chiudo con una riflessione di prospettiva. Abbiamo lavorato a lungo e a fondo negli ultimi due anni per rendere di nuovo l’Italia pienamente sovrana e artefice del proprio destino. I conti strutturalmente in ordine e l’economia in ripresa fanno sì che la Repubblica italiana oggi non sia più soggetta al rischio di speculazioni sui mercati finanziari. Abbiamo lavorato a lungo, ma siamo ormai tornati pienamente artefici del nostro futuro

Dopo una crisi durata più della Seconda Guerra Mondiale, tocca a noi costruire un altro miracolo economico. Se avremo coraggio, se sapremo proseguire senza timori sulla strada della modernizzazione e delle riforme, l’Italia tornerà ad essere una terra di opportunità e prosperità.

Per concludere, ribadendo, seppure con le osservazioni precedentemente svolte, il nostro giudizio positivo sul Documento di Economia e Finanza, annuncio il voto favorevole di Scelta Civica.

Gianfranco Librandi