DEF – discussione sul Documento di Economia e Finanza 2015

Giovedì 8 Ottobre 2015, Camera dei Deputati.

La mia dichiarazione inerente la discussione sul DEF, Documento di Economia e Finanza.

 

 

Signor Presidente, signori  del Governo, onorevoli colleghi,

finalmente nel 2015 stiamo vivendo una condizione economica che l’Italia non sperimentava ormai da anni: la crescita del prodotto interno lordo, +0,9% nel 2015 e +1,6% nel 2016, l’aumento dei consumi, degli investimenti e degli ordini industriali.  Non c’è da festeggiare, perché l’economia mondiale sta frenando e secondo stime realistiche il PIL non tornerà ai valori del 2007 prima del 2023, ma quel segno “più” ci impone ora di realizzare un cambio di marcia nelle scelte di politica economica e fiscale per i prossimi anni.

Ora che finalmente in Italia  l’economia riprende a crescere, è giunto il momento che ai cittadini  sia riconosciuto un “dividendo Italia”, in termini di riduzione delle tasse per le aziende e le famiglie, di estensione della rete di welfare e di maggiore solidarietà per i meno abbienti.

Dal 2011 ad oggi, infatti,  abbiamo chiesto agli italiani di partecipare allo sforzo di risanamento e di stabilità: con l’aumento dell’età pensionabile, gli aggravi fiscali e la riduzione della spesa pubblica l’Italia ha evitato la condizione penosa di un “commissariamento” della Troika e ha soprattutto evitato il default. Sono stati i cittadini italiani – i lavoratori, le famiglie, le imprese – gli artefici di questo straordinario risultato. Hanno continuato a scommettere sul Paese, pagando le tasse, investendo, continuando a credere nei titoli di Stato italiani. Sono stati gli italiani a salvare l’Italia.

Tutto bene, allora, sembrerebbe ad una prima lettura.

Vorremmo rispondere di si, ma noi di Scelta Civica, che abbiamo da sempre voluto essere uno stimolo per il Governo a fare di più e a fare meglio, non vogliamo nascondere che a fronte di molte luci esistono ancora delle zone d’ombra dove gli sforzi fin qui compiuti non hanno ancora dato delle risposte soddisfacenti.

C’è bisogno di un cambio di marcia, dunque. C’è bisogno di più coraggio in diversi settori, a cominciare dalla questione fiscale. Fin da quando il presidente del Consiglio ha annunciato un piano triennale di riduzione – la Tasi/IMU  nel 2016, la fiscalità d’impresa nel 2017 e l’Irpef nel 2018 – noi di Scelta Civica abbiamo espresso una nostra posizione netta: illustrissimo Primo Ministro, dobbiamo andare più veloci, dobbiamo intervenire sull’Ires e sull’Irap fin dal 2016, non si può aspettare l’anno dopo.

Sembra che, finalmente, il premier e il ministro Padoan si stiano convincendo della necessità di anticipare gli interventi sulle imprese al 2016. Bene, le nostre idee sono a disposizione e siamo contenti quando diventano patrimonio comune della maggioranza e del governo. La ripresa economica va consolidata e resa strutturale. Per farlo, ben vengano le misure a favore delle famiglie per stimolare la domanda, ma c’è assolutamente bisogno di dare più energia alle imprese, affinché queste possano investire ed assumere di più.

Non c’è tempo da perdere nel contrasto della povertà assoluta, uno spettro che si aggira per le nostre città, le periferie, i paesi e che colpisce circa il 6,8% dei residenti italiani. Illustrissimo Presidente del Consiglio, noi proponiamo di mettere subito in campo un piano “Povertà Zero”, per eliminare nell’arco di un quinquennio la povertà assoluta in Italia. Per farlo, occorre un intervento sostanziale sulle pensioni minime e l’introduzione di un sussidio contro la povertà. Si tratta senza dubbio di misure costose, diversi miliardi di euro, che hanno bisogno di una copertura finanziaria certa, ma è questa la sfida che l’Italia può e deve giocare: per il 2016 la spending review ha contribuito a disinnescare la bomba delle clausole di salvaguardia ed evitare così un aumento di tasse; è bene che ora lo sforzo di razionalizzazione prosegua anche per reperire risorse utili per il contrasto della povertà. Perché, ad esempio, non recuperiamo una parte del fabbisogno con il ricalcolo contributivo di tutte le pensioni secondo criteri di ragionevolezza e proporzionalità?

Dobbiamo tornare ad accelerare sul fronte dei pagamenti pregressi della pubblica amministrazione, i cui ritardi sono causa, per molte aziende, prevalentemente piccole o piccolissime, di gravi mancanze di liquidità.

Negli anni scorsi il problema è’ stato affrontato, ma dei 56 miliardi di risorse stanziate, solo 45 sono stati messi a disposizione degli enti debitori ed i pagamenti effettuati a favore dei creditori ammontano a 39 miliardi, meno del 70 per cento di quanto stanziato

Procedure complesse e farraginose che scoraggiano gli stessi creditori e amministrazioni pubbliche poco collaborative fanno si che i vecchi debiti vengano smaltiti con grande lentezza, mentre nuovi debiti si accumulano con grande velocità’, nonostante la fatturazione elettronica.
Possibile che non si possa intervenire? Possibile che il prossimo Consiglio dei ministri non possa trovare una soluzione? L’impegno pubblico, la promessa del Presidente del Consiglio non può essere disattesa !

E poi c’è la madre di tutti i problemi, la spesa pubblica, legata troppo spesso a sprechi e sperperi che gli italiani non possono più accettare.

Ne parliamo da anni, abbiamo nominato più di un Commissario , ma i risultati fanno fatica ad arrivare , come conferma anche la Nota di aggiornamento del DEF, che da qui al 2019 non mostra sul tema miglioramenti sensibili.

Scelta Civica ha presentato in più occasioni piccole e grandi misure di buon senso, serie, ragionevoli, condivise dalla stragrande maggioranza dei cittadini, che troppo spesso il governo ha sacrificato in nome del quieto vivere con questo o con quel gruppo politico.

Abbiamo chiesto con forza, per esempio, di intervenire nel settore delle partecipate pubbliche, spesso veri e propri poltronifici in perdita cronica, magari senza dipendenti o con un numero di dipendenti inferiore a quello degli amministratori.

Abbiamo portato in Aula, unici nel panorama politico italiano, delle proposte di taglio dei vitalizi di buon senso, cercando di parametrare le pensioni all’attività svolta, un’operazione di giustizia prima ancora che di spending review.

Abbiamo presentato misure di vera liberalizzazione, a partire dalla vendita dei farmaci di fascia C in parafarmacia, una misura che da sola avrebbe consentito un risparmio per le famiglie italiane di 500 milioni.
In  occasione della recente  discussione del  disegno di legge sulla concorrenza, però,  l’ atteggiamento remissivo del governo, che ci ha dato l’impressione di non voler contrastare  con la necessaria forza interessi corporativi, ha vanificato la nostra azione, con i relatori di maggioranza che hanno inspiegabilmente respinto tutti i nostri emendamenti,  magari senza neppure averli letti e compresi fino in fondo

La spending review va attuata su questi temi, sugli sperperi, sugli sprechi , e non penalizzando in anticipo gli italiani riducendo la possibilità  di fare esami o analisi. La spesa sanitaria va razionalizzata e magari anticipata per prevenire le malattie croniche,  non drasticamente ridimensionata.

Concludo su un tema che ci sta molto a cuore, quello delle infrastrutture. Consideriamo molto positivamente le modalità con cui il Governo interpreterà e utilizzerà i margini di flessibilità per la politica fiscale previsti dall’ordinamento europeo in materia di riforme strutturali. In particolare, sosteniamo la richiesta di applicazione della cosiddetta “clausola degli investimenti”, che permette di attenuare moderatamente il percorso di rientro del deficit pubblico in cambio di spese atte a modernizzare gli asset infrastrutturali. Ma è qui che occorre il massimo del coraggio: sulle infrastrutture – cari colleghi e cari esponenti del governo – si gioca il vero bipolarismo. Quello tra l’Italia del No a tutto – no ai rigassificatori, no alle ferrovie, no ai gasdotti, no alla ricerca di idrocarburi – e l’Italia che invece scommette sulla tecnologia e sull’innovazione.

Signori del Governo, dieci Regioni – governate alcune dal centrodestra, alcune dal centrosinistra – hanno depositato sei quesiti per abrogare le norme del decreto “Sblocca Italia”, che questa maggioranza e questo governo hanno trasformato in legge nel 2014. Noi di Scelta Civica sappiamo che saremo dalla parte di chi vuole sbloccare l’Italia, anche contro questi novelli referendari. Spero che dalla nostra parte della barricata ci sarnno anche il governo e tutti i partiti della maggioranza.

Scelta Civica approverà la Nota di aggiornamento al Def e voterà la risoluzione di maggioranza.