Il mio intervento alla Camera dei Deputati il 14 Maggio 2013.
“Gentile Presidente, onorevoli colleghi,
il provvedimento che ci apprestiamo a votare è il testimone che il Governo Monti ci ha passato. Un provvedimento di fondamentale importanza; perché chiude uno dei più aspri contenziosi tra Stato e società civile. Un venir meno del patto con i cittadini; che ha contribuito ad aumentare nell’opinione pubblica, il sentimento di rancore e di astio verso la politica e le Istituzioni. Siamo riusciti a ricucire questo strappo grazie al lavoro del precedente esecutivo; che ha avviato una stagione di riforme; che ha consentito all’Italia di rimettere a posto i conti pubblici e, in questo modo, di presentarci in Europa a testa alta. Potendo, tra le altre cose, pretendere che il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione alle aziende; venisse conteggiato al di fuori del patto di stabilità. Senza mettere così a rischio il percorso di rientro dalla procedura di infrazione per disavanzo eccessivo.
Un testimone, dicevo, lasciatoci in eredità; e che noi abbiamo il dovere di portare fino al traguardo. Si tratta del primo raggio di luce che intravediamo alla fine del tunnel. Il primo vero beneficio per i nostri concittadini, dopo i sacrifici a cui sono stati costretti; ma non da una politica del rigore fine a se stessa, bensì per colpa di decenni di politiche sconsiderate. Utili nell’immediato solo a portare voti a questa o quella parte politica; e che hanno provocato il grave dissesto della finanza pubblica italiana; a cui si sta ancora tentando di porre rimedio, nonostante i grandi passi avanti già effettuati. Grazie alla precedente compagine ministeriale, siamo qui a varare un decreto che rappresenta una prima boccata d’ossigeno per il nostro sistema industriale; e che porterà crescita e creerà nuovi posti di lavoro. Oggi noi stiamo immettendo liquidità nel sistema economico, favorendo lo sviluppo e dando una concreta speranza alle tante persone che si trovano senza occupazione.
Le misure in tema di pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione, di importo pari a circa 20 miliardi nella seconda parte del 2013 e di ulteriori 20 miliardi nel corso del 2014, porteranno, secondo le stime del Governo, ad una maggiore crescita di 1,2 punti nel triennio. 0,2 nel 2013, 0,7 nel 2014 e 0,3 nel 2015. In termini di indebitamento netto, tale misura determinerebbe un peggioramento del saldo solo nel 2013, per circa 7,8 miliardi, pari allo 0,5% del PIL; mentre non ci sarebbero effetti sul 2014; per il quale si prevede un deficit dell’1,8%.
Non sono numeri astratti. Perché questa volta le cose sono state fatte bene. Infatti, la vera forza di questo decreto, sta nella definizione di criteri e procedure semplici e lineari, a cui le imprese dovranno assolvere per ottenere i crediti vantati nei confronti della pubblica amministrazione.
Finora, gli interventi normativi per dare attuazione alla Direttiva 2000/35 del Parlamento Europeo e del Consiglio Europeo del 29 giugno 2000, e alla successiva Direttiva 2011/7/UE del 16 febbraio 2011, sono apparsi di efficacia limitata; a causa della complessità delle procedure operative; e ai troppi casi di esenzione: si pensi alle Regioni con piani di rientro dai deficit sanitari ed agli Enti Locali commissariati. Senza considerare, inoltre, la totale mancanza, fino ad oggi, di sanzioni per le pubbliche amministrazioni inadempienti.
Con questo decreto, invece, sono stati innanzitutto definiti tempi certi per i pagamenti alle imprese: lo scorso 30 Aprile è scaduto il termine per cui Comuni e Province hanno dovuto comunicare gli spazi finanziari di cui necessitano, entro i quali sostenere i pagamenti di debiti di parte capitale certi, liquidi ed esigibili alla data del 31 dicembre 2012. Ovvero dei debiti di parte capitale per i quali sia stata emessa fattura o richiesta equivalente di pagamento entro il predetto termine. Tali pagamenti, cosa più rilevante, sono esclusi dal vincolo di stabilità interno, e questo consente a Comuni e Province di iniziare da subito a pagare i propri debiti.
Ricordiamo, a questo proposito, che il decreto prevede un’esclusione per il 2013 dal patto di stabilità interno, dei pagamenti di debiti di parte capitale, pari ad un importo di 5 miliardi di euro per gli Enti Locali. Di 1,4 miliardi per quanto riguarda le Regioni. Di 800 milioni per investimenti cofinanziati dai fondi strutturali europei.
Il decreto istituisce poi, nel bilancio dello Stato, un unico Fondo per assicurare la liquidità per pagamenti dei debiti certi, liquidi ed esigibili, con una dotazione di 10 miliardi di euro per il 2013 e di 16 miliardi per il 2014. Questo consente a Comuni, Province e Regioni, prive di disponibilità liquide, di ottenere finanziamenti. Che potranno restituire entro un massimo di 30 anni, ad un tasso di interesse determinato sulla base del rendimento di mercato dei Btp a 5 anni.
Noi di Scelta Civica, con i nostri emendamenti, abbiamo voluto rinforzare l’architettura di questo decreto. Con degli elementi di trasparenza e di certezza. Ad esempio, abbiamo preteso che le Pubbliche amministrazioni, forniscano, ogni anno, una mappatura dei debiti. Così da avere sempre un quadro chiaro e aggiornato dell’ammontare totale dei crediti vantati dalle aziende nei confronti della Pubblica Amministrazione. Inoltre, abbiamo ottenuto che le risorse eventualmente eccedenti non vengano utilizzate per il rimborso o la restituzione delle imposte. Ma che siano versate comunque al Fondo, per assicurare la liquidità per pagamenti dei debiti, in coerenza con gli obiettivi di questo decreto.
In conclusione; Presidente, è indubbio che si tratta di un decreto equilibrato; frutto del lavoro di tutte le forze politiche, PD, PDL, SEL, Movimento 5 Stelle compreso, che in Commissione Bilancio hanno dato prova di responsabilità e serietà, di fronte a un problema la cui soluzione non poteva essere più rimandata. Un metodo di lavoro che noi di Scelta Civica rivendichiamo come un successo politico. Essendo stati coloro i quali più hanno spinto per la pacificazione tra le maggiori forse politiche del Paese. Un metodo che ci auguriamo prosegua per tutta la legislatura. Visto che, già da questo primo provvedimento, si preannuncia impegnativa e complessa. Ma protesa a risolvere le tante questioni lasciate aperte negli anni passati.
Per chi, come me, viene dal mondo dell’imprenditoria, approvare un decreto di questo genere è motivo di orgoglio e, soprattutto, di reale servizio offerto al Paese; ed in particolare, al tessuto produttivo italiano; che, per troppo tempo è stato trascurato e fortemente tassato. Spero che anche nei prossimi provvedimenti ci sia in egual modo una collaborazione generale, ampia, italiana e trasversale per aiutare le nostre imprese. I nostri agricoltori. I nostri commercianti. I nostri artigiani. Le nostre famiglie. A partire dalle misure che verranno prese sull’IMU. Dove mi auguro siano confermate le informazioni secondo cui si starebbe studiando il rinvio della rata di giugno anche per i beni strumentali; come i capannoni industriali, i terreni agricoli, per i quali i comuni discrezionalmente hanno applicato le aliquote massime consentite. Questo è esattamente quello che noi abbiamo chiesto e continueremo a chiedere a gran voce e ripetutamente. Dobbiamo creare sviluppo, modernizzazione e posti di lavoro. Il vero motore economico del Paese sono le imprese: dalla più piccola che è la famiglia, alle medie, alle grandi. Aiutiamole a sopravvivere, a internazionalizzarsi e a crescere”.
Gianfranco Librandi
Scelta Civica