Interrogazione al Ministro dello Sviluppo Economico su iniziative accesso al credito e liquidità

INTERROGAZIONE SCRITTA

Iniziative volte a sostenere l’accesso al credito e la liquidità delle imprese in relazione alle ulteriori criticità dovute alla seconda ondata pandemica – 3-01918

LIBRANDI, D’ALESSANDRO, MORETTO, MOR e FREGOLENT. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
con il «decreto liquidità», convertito, con modificazioni, dalla legge 5 giugno 2020, n. 40, sono stati mobilitati 400 miliardi di euro per supportare le aziende in difficoltà a causa dell’emergenza coronavirus, di cui 200 miliardi di euro per le piccole e medie imprese (PIM) attraverso il Fondo di Garanzia per le PMI e 200 miliardi in favore delle grandi imprese tramite la società SACE Simest;
al 10 novembre superano quota 101 miliardi le richieste di garanzia per i nuovi finanziamenti bancari per le micro, piccole e medie imprese presentati al Fondo di Garanzia per le PMI, mentre, attraverso Garanzia Italia di SACE, i volumi dei prestiti garantiti raggiungono 16,6 miliardi di euro, su 896 richieste ricevute;
i risultati positivi raggiunti dagli interventi del «decreto liquidità» rischiano di essere vanificati e insufficienti visto il nuovo rallentamento dovuta alla seconda ondata pandemica autunnale, che rischia di produrre effetti economici negativi fino alla primavera del 2021;
secondo il 2o Barometro Censis-Commercialisti, sono 460.000 le piccole imprese italiane in crisi di liquidità e a rischio chiusura nel 2021, l’11,5 per cento del totale, per un fatturato complessivo di 80 miliardi di euro e quasi un milione di posti di lavoro;
secondo la Banca centrale europea circa il 20 per cento delle imprese italiane potrebbe essere a rischio fallimento per via della carenza di liquidità, causata dalle misure di chiusura e contenimento del virus, in assenza di politiche di sostegno;
nel rapporto «L’economia delle regioni italiane», la Banca d’Italia stima che 12,4 per cento delle imprese italiane potrebbe trovarsi in una situazione di insufficienza patrimoniale alla fine dell’anno;
i piani di ammortamento dei prestiti contratti nella prima fase pandemica non erano parametrati rispetto ad una crisi così lunga e molte imprese, soprattutto le più grandi, segnalano la necessità di prolungarne la durata da 6 ad almeno 10 anni, anche considerando che in molti casi i tassi applicati su questo genere di prestiti sono risultati superiori a quelli di mercato, oltre che gravati dalla commissione di SACE Simest;
risulta urgente intervenire per garantire liquidità immediata alle imprese italiane, con nuove misure o estendendo quelle già esistenti, oppure permettendo di rimodularne la durata nel tempo a interessi invariati –:
se il Ministro interrogato abbia adottato o intenda adottare nuove iniziative per supportare l’accesso al credito e il bisogno di liquidità delle imprese italiane, al fine di tutelare il sistema economico, il tessuto produttivo e i posti di lavoro di milioni di lavoratori. (3-01918).

 

RISPOSTA DEL MINISTRO

Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti. Credo che l’affrontare il tema della liquidità sia stata una delle priorità di questo Governo e abbiamo tentato di agire su tre fronti, garantendo prestiti in quantità, adesso citerò qualche dato, con le garanzie dello Stato, garantendo la sospensione del pagamento di imposte e tributi e garantendo anche il pagamento della cassa integrazione per i dipendenti, con la cassa integrazione in deroga anche per molti settori che normalmente non hanno accesso a quella misura, e poi con il fondo perduto, che è stata un’altra misura. Se facciamo la somma del “decreto Rilancio”, del “Ristori 1” e del “Ristori 2” stiamo parlando di circa 10 miliardi che a fondo perduto sono stati garantiti alle imprese.

Questo è stato il modo in cui abbiamo cercato di stare vicino alle imprese, garantendo liquidità. È chiaro che il problema non è risolto, però non posso non sottolineare che l’estensione del Fondo centrale di garanzia al perimetro anche delle mid-cap, quindi fino a 499 dipendenti, l’avere esteso per i prestiti fino a 5 milioni al 90 per cento la garanzia, il 100 per cento, 90 dello Stato e 10 del Confidi, per i prestiti fino a 800 mila euro, il 100 per cento per i prestiti fino a 25 mila, poi portati a 30 mila dal lavoro parlamentare. Ricordo che soltanto l’Italia ha dato garanzie dello Stato al 100 per cento agli imprenditori italiani, agli imprenditori del proprio Paese, e quindi credo che questo sia meritorio rispetto al lavoro che abbiamo fatto. I numeri ci dicono che oggi sono state un milione e 274 mila le garanzie erogate dal Fondo centrale per un milione e 274 mila imprese, con un importo complessivo di 104,2 miliardi di euro.

Circa 20 sono i miliardi destinati per imprenditori individuali, piccoli professionisti, lavoratori autonomi e enti del Terzo settore. Come è noto, il Temporary Framework prevede il prolungamento fino al 30 giugno del 2021, e per questo in legge di bilancio abbiamo rifinanziato il Fondo centrale di garanzia, prolungando quindi tutte le disposizioni previste nel “decreto Liquidità” fino al 30 giugno del 2021. Ritengo che lo spostamento delle mid-cap verso Sace sia in questo momento pensabile, ma non è detto che sia l’unica strada. La legge di bilancio lo prevede, ma il percorso parlamentare potrà rifar tornare nel Fondo centrale di garanzia anche le mid-cap, cioè fino ai 499 dipendenti. Ritengo anche che lavorare sull’allungamento del periodo di restituzione, stando all’interno del Temporary Framework e utilizzando anche i tassi di interesse, perché, come è noto, il Temporary Framework dà alcuni parametri dai quali è difficile uscire, sia un ragionamento che anche questo Parlamento può fare e che vedrà il Governo ovviamente parte attiva.

 

RISPOSTA ON. LIBRANDI

Ringrazio il Ministro per la sua risposta puntuale e dettagliata.
Apprezziamo l’impegno del governo, con il quale intendiamo collaborare per trovare soluzioni in favore delle imprese italiane.

Il sostegno al tessuto produttivo – la forza motore dell’Italia – è per noi una priorità irrinunciabile, che si traduce nella difesa del lavoro come valore costituzionalmente e socialmente imprescindibile.

Nella prima fase pandemica, gli interventi del Decreto Liquidità hanno ottenuto risultati positivi e dato respiro alle piccole, medie e grandi imprese del nostro Paese. Ma oggi questi interventi rischiano di essere vanificati dal nuovo rallentamento dovuto alla seconda ondata.

Con i Decreti Rilancio e Ristori si sono garantiti aiuti a fondo perduto e la cassa integrazione per sostenere le attività colpite dalla crisi. Inoltre, è apprezzabile che nella Legge di Bilancio si sia prorogata la possibilità di accedere alle garanzie pubbliche del Fondo Garanzia Pmi e di Sace.
Tuttavia, resta il problema della durata dei prestiti.

Quando nella prima fase si è pensato ai piani di rientro di questi prestiti non si poteva immaginare una crisi così lunga. La situazione è cambiata, purtroppo in peggio.
Va inoltre considerato che in molti casi i tassi applicati su questo genere di prestiti siano risultati superiori a quelli di mercato, oltre che gravati dalla commissione di SACE.

Pertanto, noi chiediamo che i piani di rientro dei prestiti garantiti dal Fondo per le PMI e da Sace vengano allunganti e portati da 6 a 12 anni, senza ulteriori aggravi per le imprese beneficiarie.

Il ciclo economico richiede questo ulteriore sforzo per garantire ossigeno alle aziende del nostro Paese.

Si tratta di un intervento relativamente semplice, che non richiede nuove misure ma un adeguamento di quelle esistenti, e che va nella direzione di tutelare il sistema economico, il tessuto produttivo e il lavoro di milioni di italiani.

 

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