Lavoro: contratti a progetto e flessibilità per superare crisi

(LaPresse) – Roma, 18 feb. 2021

“Nel 2020 sono stati persi 444mila posti di lavoro, con un tasso di disoccupazione al 9,7%. Oltre al calo degli occupati, si registra un incremento degli inattivi. È una situazione difficile che con la fine del blocco dei licenziamenti potrebbe diventare drammatica. Occorrono misure forti e coraggiose, come l’introduzione della settimana corta di lavoro a parità di salario, con l’efficientamento della produttività delle aziende, per la quale abbiamo già depositato una proposta di legge, e bisogna riflettere sulle forme contrattuali previste dall’attuale normativa”. Lo affermano Gianfranco Librandi e Camillo D’Alessandro, deputati di Italia Viva e membri della Commissione Lavoro della Camera. “La Riforma Fornero aveva modificato la disciplina del lavoro a progetto per evitarne un utilizzo improprio – spiegano –. Tuttavia, in una situazione in cui i mutamenti del lavoro spingono sempre di più la prestazione lavorativa verso un ‘progetto di lavoro’, riteniamo sia utile una reintroduzione di questa forma contrattuale fino a 24 mesi, recuperando le maggiori garanzie e tutele di cui disponevano rispetto ai contratti di collaborazione coordinata e continuativa, in particolare in materia di gravidanza, malattia e infortuni”. “Un elemento fondamentale da aggiungere al nuovo contratto a progetto – continuano Librandi e D’Alessandro – deve riguardare il diritto soggettivo alla formazione dei lavoratori, assolutamente indispensabile in una fase di grande accelerazione tecnologica e di profondi mutamenti. Questo contratto deve caratterizzarsi nella flessibilità ricca e di qualità in grado di intercettare una nuova offerta di lavoro che deve intrecciare una domanda sempre più qualificata di competenze, a cui bisogna corrispondere giuste tutele, retribuzione e normative”. “È al contempo il momento di fare bilanci sul Decreto Dignità, anche perché la sua parziale revisione del marzo 2020 non è stata sufficiente a tutelare centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi con contratto a termine, i quali nella pandemia hanno perso il posto di lavoro per via di una normativa ideologica e che non ha garantito le promesse di stabilizzazione verso il contratto a tempo indeterminato che aveva promesso. Allo stesso tempo, la normativa contro le delocalizzazioni non ha impedito alcuna chiusura di stabilimenti in Italia da quando è entrata in vigore. Bisogna fare in modo che il Pnrr contenga le misure e le riforme appropriate affinché il territorio italiano si caratterizzi in ecosistemi digitali in grado di consolidare le presenze produttive e attrarne di nuove”, concludono i due deputati.

 

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