Librandi (Scelta Civica), un’altra idea per i saggi: «Italiani compratevi il debito»

On. Librandi  Anche lo stallo repubblicano può diventare “creativo” e virtuoso: dipende dalle proposte. Nell’attuale tempo sospeso della politica, ci sono azioni concrete – efficaci e di buon senso – da mettere in campo. Senza perdere tempo. Priorità: economia. Metodo: ciascuno deve fare la sua parte; ciascuno è chiamato a dare il proprio contributo. Gianfranco Librandi, parlamentare di Scelta Civica, ma prima di tutto imprenditore, mastica da una vita la materia e ha già approntato una “piattaforma in progress” di punti programmatici da offrire come contributo ai dieci saggi che, su input di Napolitano, sono chiamati ad individuare una convergenza politica sulle “cose da fare per il bene del Paese”.

Al ‘decalogo’ che prevede, tra l’altro (pubblicato da Intelligonews ieri) l’azzeramento dell’Iva sui beni primari con equivalente aumento dell’aliquota sui beni voluttuari, la compensazione dei debiti della Pa verso le aziende su tasse e contributi da versare allo Stato, il posticipo della rata Imu di giugno da ammorbidire e rateaizzarte, Librandi aggiunge oggi un’altra ricetta non da meno: “Acquistiamoci da soli il nostro debito pubblico. Questo sarà il nostro credito politico per il futuro”. Un invito ad uno scatto nazionale e solidale.

Come dire: le vecchie classi politiche di governo hanno la responsabilità di aver pensato e ingigantito il debito (il famoso partito trasversale della spesa pubblica, dell’assistenzialismo etc), la società ha la responsabilità di rimboccarsi le maniche. Altro che grillini e demagogia. Dal basso deve partire la risposta. Dal basso deve partire la ricostruzione del futuro.

L’idea del deputato-imprenditore si articola su due filoni. Il primo, lo abbiamo già declinato: in una fase delicata, emergenziale, come quella che il paese sta vivendo, serve un gesto patriottico: “Gli italiani che possono farlo – ed io per parte mia lo sto già facendo – dovrebbero acquistare quote del debito pubblico, con Bot e Cct”. Ciò consentirebbe di ridurre il livello di dipendenza nei confronti degli organismi internazionali (banche e grande finanza) ai quali oggi l’Italia deve rivolgersi per ‘vendere’ il proprio debito pubblico. E sottostare a logiche che frenano la nostra ripresa.

“Se ognuno di noi, compatibilmente con le proprie possibilità, acquistasse una piccola quota del nostro debito – spiega Librandi – contribuirebbe a dare maggiore stabilità ai conti pubblici, peraltro messi in ordine dal governo Monti, dopo gli errori del precedente esecutivo Berlusconi (ringraziamo in primis, Tremonti), e a ridurre il grado di ‘esposizione’ del paese nei confronti degli interlocutori internazionali. Ricordo che il Giappone ha un debito pubblico (rapporto debito-pil) del duecento per cento, ma non mi pare sia un paese sottosviluppato e soprattutto, nessuno ne parla come di un vulnus per ridimensionarlo, per ridurlo a potenza di serie B”.

Il secondo filone, lungo il quale il parlamentare di Scelta Civica argomenta il ragionamento, riguarda la “ricaduta sociale e istituzionale” che un’iniziativa del genere potrebbe avere sulla qualità della vita delle persone. “Il nostro indice di indebitamento ha ripercussioni dirette sui servizi che vanno garantiti ai cittadini”, sottolinea Librandi. Non a caso, i tagli alla spesa pubblica – necessari e doverosi in tempi di vacche magre – riducono inevitabilmente gli spazi entro i quali sia lo Stato che i Comuni possono muoversi per mantenere e migliorare lo standard qualitativo dei servizi alle persone.

“Se noi cittadini, ci rimbocchiamo le maniche e assumiamo un’iniziativa ad alto significato civico e importante sul piano dei conti da far quadrare, possiamo contribuire in prima persona al risanamento del debito italiano ottenendo due risultati in uno: fermare l’altalena dello spread sulla quale, purtroppo, si gioca il tasso di interesse che dobbiamo pagare a chi ci compra il debito e reinvestire le risorse che ne deriveranno per incrementare i servizi pubblici migliorandone la qualità”.

Una proposta per facilitare il lavoro dei ‘facilitatori’ e un atto d’amore verso un paese che “tutti noi siamo chiamati a rimettere in pista”.

Pubblicato su Intelligonews