Marocco, un Paese in cerca del suo futuro

MaroccoSono rientrato da poco  da un breve viaggio di lavoro in Marocco.
Per chi, come me, di mestiere fa l’imprenditore, e’ diventato ormai fondamentale ed irrinunciabile impegnarsi in prima persona nella ricerca di nuovi mercati, che permettano alle nostre aziende di tenere testa – nonostante fisco, burocrazia, equitalia, carenza di credito e tanto altro –  alla pesantissima crisi che sta caratterizzando l’economia italiana e non solo.
Il  PIL mondiale e’ nel suo complesso ancora positivo, ci sono Paesi che si stanno sviluppando e  mercati che stanno crescendo….. basta  solo andarli a
cercare e conquistare, con impegno, sacrificio e lungimiranza, doti che ai piccoli e medi imprenditori italiani certamente non mancano.
Eccomi allora  a Casablanca, per conoscere da vicino  una realtà  industriale con cui gia’ intrattengo  relazioni commerciali, ma soprattutto per cercare di  toccare con mano, di capire la realtà di un Paese  dove- almeno sulla carta – non mancano buone  possibilità di sviluppo e di business.
L’ impatto con questo Paese, che conta poco meno di 35 milioni di abitanti ed un PIL di circa 150 miliardi di dollari ( 56^ posizione su circa 200  Paesi) e’ abbastanza contrastante.
La citta ‘ rivela subito i segni delle tante passate dominazioni: l’antica  presenza araba si mischia  con le piu recenti impronte delle colonizzazioni inglesi e francesi, dando vita ad un insieme che alla fine, poi, risulta anche gradevole per quanto un po’ disordinato.
Le persone sembrano serene, tranquille, anche se non mancano agli angoli delle strade donne e soprattutto bambini che chiedono l’elemosina.
Il Marocco e’una monarchia parlamentare; il re Mohammed  VI, per quanto contestato per i suoi troppi poteri, e’  comunque riuscito a dare il via ad un lento processo di  modernizzazione del Paese, garantendo al suo popolo un tenore di vita decoroso, almeno da quanto io posso vedere in questa grande città.
Gli stranieri sono accolti con simpatia, non ho trovato in Marocco l’aggressività e l’aria piena di sospetto che ha caratterizzato altri miei viaggi in Paesi africani della fascia mediterranea;  in tanti ti sorridono ed appena si accorgono che sei straniero non mancano di rivolgerti un caloroso ” Bienvenue  au Maroc”.
La “primavera araba” qui non ha avuto sgli scoppi di violenza e di brutalità che hanno contraddistinto i Paesi confinanti ed anche l’integralismo islamico non sembra essere di casa: un Paese molto tradizionale,  certamente,  ma senza eccessi .
Un Paese con molte contraddizioni, in bilico fra il passato ed il futuro : nella Medina sopravvivono ancora vecchi laboratori dove, in venti metri quadrati,
dieci donne o fors’anche di piu cuciono a mano borse che saranno poi vendute a prezzi irrisori mentre poche centinaia di metri piu in la il ” Morocco Mall” , il piu grande centro commerciale d’ Africa, offre  costosi e raffinati prodotti delle più importanti case di moda europee, italiane in prima fila.
Alla fine il mio incontro con Reda, il responsabile dell’azienda che sono andato a visitare, e’ stato molto positivo. Si e’ creato subito fra di noi un grande feeling, Reda ha voglia crescere, di lavorare, di impegnarsi e cosi diventerà il distributore esclusivo dei prodotti della mia TCI in Marocco e chissa mai che la nostra rafforzata e consolidata collaborazione non possa sfociare in qualcosa di piu importante, una joint venture o forse qualcosa d’altro, se questo Paese saprà aprirsi come dovrebbe alle aziende straniere.
Il Re e’ una persona saggia, mi dice Reda, parlane con lui…
Lo faro’, gli ho assicurato , ma nel frattempo festeggio il risultato del mio viaggio in questo Paese che sta con forza e con impegno cercando di costruire il suo futuro:  Il Made in Italy ancora una volta ha avuto ragione.
Sono tornato soddisfatto, orgoglioso di avere portato con successo la bandiera dell’ Italia in un Paese straniero ma soprattutto con un’arma in piu per affrontare questo periodo nero che sembra non avere mai fine,  per dare il mio contributo alla ripresa della nostra economia, per tutelare  e garantire i miei dipendenti .
La crisi si combatte ( e si vince) anche cosi .