
Che ricordo ha del portavoce di Papa Wojtyla?
“L’ho incontrato circa dieci anni fa dopo averlo invitato a presentare un libro a Saronno e da quel momento non abbiamo mai smesso di frequentarci e di confrontarci. Qualche volta a dire il vero ci siamo anche consolati a vicenda. Leggendo ciò che ha scritto in merito alla sua esperienza con Giovanni Paolo II ho compreso quanto davvero il percorso di questo Papa abbia cambiato la storia dell’umanità. La caduta del muro di Berlino, l’avvicinamento alla Chiesa cinese, tante altre vicende rivoluzionarie che hanno cambiato il mondo, senza Wojtyla probabilmente non ci sarebbero state. La cosa che mi ha colpito di più era l’attenzione verso i giovani, questi incontri con i ragazzi che rendevano felice il Papa e che avevano tanto successo. Un successo reso possibile anche grazie all’impegno diretto di Navarro che lavorava attivamente per la migliore riuscita delle missioni del Santo Padre”.
Ha un ricordo personale di Navarro che può raccontarci?
“Tante volte mi ha tirato le orecchie, io del resto sono un imprenditore e non avevo certo la sua preparazione filosofica. Qualche volta mi esprimevo male e non riuscivo a spiegare quello che realmente volevo trasmettere. Lui esperto di comunicazione interveniva a correggermi e grazie ai suoi amichevoli rimproveri posso dire oggi di aver migliorato anche la mia capacità espressiva e comunicativa. Ho poi avuto la fortuna di frequentarlo fuori dalla politica e dal Vaticano. Quelli erano i momenti migliori perché riuscivamo anche a prenderci in giro. Oggi andrò alla Basilica di Sant’Eugenio per salutarlo ma anche per rimproverarlo”.
Perché?
“Perché se ne è andato portandosi via con sé un segreto fra di noi che più volte gli ho chiesto di rivelarmi. Lui mi ripeteva sempre che un giorno me lo avrebbe svelato, invece se ne è andato senza averlo fatto. Ma non escludo che possa farlo dall’aldilà. Mi manca così tanto che mi scendono le lacrime”.
Lo abbiamo conosciuto come portavoce del Papa, come giornalista e medico. Quali altre doti gli si potevano riconoscere?
“Quella di saper parlare di etica a centinaia di imprenditori senza che volasse una mosca. Parlava per ore, anche con un caldo insostenibile, eppure con parole semplici e aneddoti pieni di storia e di principi filosofici riusciva a tenere le persone incollate alla sedia per ascoltarlo. Era davvero un grande comunicatore, semplice quanto efficace”.
Come viveva l’essere stato al fianco di un Santo?
“Parlava sempre di Giovanni Paolo II come punto di riferimento per ognuno di noi. Era certo che sarebbe stato un giorno santo e si onorava di essergli stato al fianco e di aver contribuito a promuovere la sua santità. Mi ha donato una foto inedita di Wojtyla in montagna in un momento di relax, un anno fa in occasione del mio compleanno e questo è uno dei ricordi di lui che potrò continuare a tenere con me”.
Articolo pubblicato da IntelligoNews.it
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