Nuove frontiere per il lavoro italiano: il Giappone

Appunti di viaggio

Crisi in Europa, mercati fermi, preoccupazioni, anche se la nostra azienda da anni riconferma una crescita continua.

TokioMeglio non fidarsi, meglio non adagiarsi sugli allori, in giro si vedono solo facce  preoccupate, anzi di più. Abbiamo già affrontato tanti  mercati emergenti, ma ce ne è uno che non abbiamo mai osato sfidare : il Giappone, così lontano, così diverso. Ed eccoci sull’aereo per Tokyo, andiamo là, nel paese delle novità elettroniche, del design tecnico e dell’attenzione profonda per l’ambiente e per la qualità. Un Paese con tante contraddizioni, un debito pubblico più che doppio rispetto al PIL, anche se saldamente trattenuto nelle mani dei residenti. Gli interessi sui JGB ( Japanese Government Bond)  sono lo 0,65%,  il tasso medio di disoccupazione è il 4,5 % e,  incredibile a credersi, il  tasso è più alto fra gli uomini che fra le donne. Benessere generale evidente, impossibile cenare fuori il venerdì sera senza prenotazione.
Reddito pro capite alto, quasi 35.000 USD, 130 milioni di persone che producono più di 5.700 miliardi di dollari.
Però, che strano, è quasi impossibile comunicare in inglese con il popolo giapponese ed il 30% dei giapponesi porta mascherine antimicrobiche per combattere il polline proveniente dalla Cina e per prevenire allergie e raffreddori diffusi.
Tanti capelli neri, continui inchini, nomi fantastici : Sakamoto, Kondo, Takinaki, Sakai, etc.
L’Exhibition Center  che ho visitato è futuristico. Lo raggiungiamo dall’hotel con un metro esterno; la cosa che più mi colpisce è la pulizia del treno, ma anche delle strade e dei binari. Ma come fanno, non c’è un pezzo di carta, una pietra fuori posto! Bravi, ordinati, educati, rispettosi del bene pubblico. Visitiamo i  padiglioni della fiera e dopo un’ora abbiamo capito tutto:  questi sono tosti nel nostro settore, l’illuminazione.
Hanno introdotto una grande novità, l’ Organic LED, risparmio energetico e design minimal. Cosa  possiamo vendere, allora, del lavoro italiano? Proviamoci, dai: la loro reazione e’ fantastica , appena gli dici di essere italiano si illuminano e ti fanno accomodare. Si, vogliono venire in Italia a visitare la nostra azienda e vedere i nostri musei. Sono molto gentili e ci dedicano molto tempo, un comportamento che quasi mi emoziona.
Gli italiani sono speciali per i giapponesi, compreso quello attualmente più famoso: l’ex allenatore Zaccheroni, una stella qui. Mi chiedono del nostro Paese, dell’ economia e della situazione politica: come faccio a spiegare loro che siamo sotto ricatto di un camperista miliardario? Meglio sorvolare, gli aerei per il Costarica partono ogni giorno. Dovremo attivarci per ottenere il marchio di qualità giapponese PSE per i nostri prodotti e faticare per trovare la chiave giusta di approccio al mercato, ma le premesse sono fantastiche.
130 milioni di persone serie e simpatiche, niente concorrenza europea, e la Cina sembra lontana per i parametri giapponesi. Ed alla fine arriva il primo ordine, un po’ di fortuna ci vuole, la bandiera l’abbiamo issata. Mi ritrovo addirittura a fare tre inchini, ma che vergogna, cosa non potrei fare per un ordine! Viva l’Italia, allora, che lavora e che collabora, e che soprattutto non continua a fare come certi personaggi, che per lavorare devono vedersi offrire un lavoro.
Il lavoro e’ come un amico, va cercato, desiderato, rispettato, amato e difeso.
Ad majora!